Scuola. Secondo la definizione Treccani, deriva dal latino Schola, dal greco Skhole: libero e piacevole uso delle proprie forze, sopratutto spirituali, indipendentemente da ogni bisogno o scopo pratico.Solo più avanti, la scuola diventa “luogo ove si attende allo studio”. In epoca moderna, rappresenta un ambiente protetto e sicuro in cui crescere e formarsi, dove avviene uno scambio di emozioni, oltre alle nozioni… dove s’impara il significato di comunità e di condivisione. Naturale è, quindi, lo scossone delle coscienze nel venire a conoscenza di alcuni fatti che violentano il significato intrinseco di questa definizione. E devasta scoprire, ancora una volta, casi di omertà e prevaricazione. Sto ovviamente parlando dell’ormai noto caso dell’istituto Valentini-Majorana di Castrolibero (CS). La definizione stessa di “scuola” trema e, in questo marasma, è perso il senso ultimo dell’istituzione scolastica. È persa la tranquillità che si dovrebbe provare all’interno di quelle mura, è perso il ricordo felice degli anni adolescenziali. Gli anni più belli, si dice. E mi unisco a questo coro: gli anni delle superiori sono uno dei miei ricordi più preziosi. Tra la paura delle interrogazioni, le risate nei corridoi, il timore del richiamo dei professori ma anche la bella confidenza che si era creata con alcuni di loro… è stato tra quei banchi che mi sono formata come individuo, e così i miei amici e amiche. Tutta questa storia, è stata una doccia fredda. Realizzare che per così tante persone non sia andata e non vada così, e che i loro ricordi saranno sempre avvelenati dalla tristezza. Pensare come sia stata loro rubata l’adolescenza anche da chi, complice, ha voluto nascondere i fatti e voltarsi dall’altra parte. Leggere il dolore tra le righe delle loro testimonianze ha significato prendere consapevolezza che accadeva a due passi da me, nella mia città, a qualcuno che conoscevo o che avrei potuto conoscere. A qualcuno che avrei potuto essere io. 

Le testimonianze, emerse sulla pagina di denuncia @call.out.valentini.majorana sono tantissime: racconti da cui emergono violente le molestie verbali e fisiche, gli episodi di abilismo, omofobia, misoginia, maschilismo imperante e, naturalmente, omertà. Fatti che hanno mostrato la vera faccia di persone che si nascondevano (e si nascondono) dietro il silenzio, che non fa altro che incentivare la paura, e hanno sbattuto in faccia una realtà cruda e forse difficile da accettare: i carnefici non hanno genere. Il maschilismo e il bigottismo sono intrinseci nella mente di un’intera società, a prescindere dal genere. Ma per fortuna c’è qualche bagliore di speranza: l’occupazione dei ragazzi e delle ragazze del Valentini-Majorana è una di questi, culminata nella manifestazione svoltasi per le strade di Cosenza. 

Con la solidarietà di altre scuole del cosentino, dei genitori e di parte del corpo docente, si stanno svolgendo assemblee in cui si discute di temi importanti. Si parla di aprire uno sportello anti violenza nella scuola, di inserire l’educazione sessuale nelle ore scolastiche. Proposte che spero verranno accolte, o perlomeno discusse, non solo dal Valentini-Majorana ma da tutte le scuole italiane, data la scarsissima conoscenza su temi fondamentali. D’altronde, gli accadimenti interni all’istituto Valentini-Majorana, altro non sono che la rappresentazione di una società intrisa di bigottismo e perbenismo perpetrati negli anni e incentivati da chi preferirebbe continuare a crescere ignoranti pieni di tabù. Perché si sa: chi non ha conoscenza è gestibile, è semplice da zittire, si fa spaventare facilmente. In questo caso, ad essere spaventati sono proprio i personaggi come la preside e tutto il coacervo alle sue spalle. La forza reciproca e la consapevolezza instaurata tra i giovani e le giovani, li porta inevitabilmente dalla parte della ragione. A loro va il mio pieno sostegno.

Foto copertina: www.andreamangone.it

Giulia Anzani Ciliberti