Lega e Fratelli dItalia propongono di affidarsi alla tagliola” per bloccare liter legislativo. LItalia è tra i Paesi più arretrati dEuropa sul fronte dei diritti civili.

Un breve recap.

Caldo torrido d’estate. Si parlava del DDL Zan (https://www.sportemateria.it/un-iter-lungo-una-vita-mentre-si-gioca-con-delle-vite-ddl-zan-e-tutto-quello-che-ce-da-sapere-per-ora/). Si aspettava che, a distanza di mesi dall’approvazione della Camera, fosse discusso e approvato in Senato. In tanti sul web si erano schierati, scrivendo sul palmo della propria mano “DDL ZAN”. Altrettanti erano scesi in piazza per manifestazioni a favore del disegno di legge. La data fatidica era il 13 luglio; la discussione si è protratta fino al 20, con una non-conclusione: si sarebbe ripreso a parlarne “più avanti”. Ancora rinvii.

Mesi dopo è ormai autunno, e il DDL Zan sta lì, in completo stallo. Ma non dimenticato.

In tante città d’Italia ci sono state le elezioni comunali, il vento sembrava cambiare davvero, con la quasi totalità di vittorie del centro sinistra. 

Una pallida illusione che porta a ieri, a palazzo Madama: con la proposta avanzata da Lega e Fratelli d’Italia, è stato effettuato il ricorso alla cosiddetta tagliola”, una procedura dell’articolo 96 del regolamento del Senato. 

La “tagliola” ha fatto sì che i 154 voti favorevoli allaffossamento del DDL Zan, contro i 131 contrari e i due astenuti, abbiano messo un punto a tutta la vicenda. Per almeno sei mesi, non si potrà fare nient’altro. Dopodiché, ci vorrà altro tempo per la nuova calendarizzazione.

Le parole del deputato Alessandro Zan su Twitter: Chi per mesi, dopo lapprovazione alla camera, ha seguito le sirene sovraniste che volevano affossare il DDL Zan è il responsabile del voto di oggi al Senato. È stato tradito un patto politico che voleva far fare al Paese un passo di civiltà. Le responsabilità sono chiare.

Lattesa aumenta il bisogno.

Ancora attese, dunque, ancora tempo. Ancora speranze ed energie da investire in qualcosa che, in questo momento, sembra una lontanissima utopia. Una grande fetta della classe politica italiana non sembra avere come priorità i diritti civili, facendo posizionare il Belpaese tra i più arretrati in Europa. Stando al sito gaycenter.comil 2021 è lanno in cui, secondo Ilga Europe, lItalia scende al 35° posto della classifica dei Paesi Europei per politiche a tutela dei diritti umani e delluguaglianza delle persone LGBT+ (Lesbiche, Gay, Bisex e Trans).

E non si tratta strettamente della suddetta comunità LGBTQ+: ad essere compromessi sono anche i (tentati) provvedimenti contro la misoginia e l’abilismo. Considerando che, – secondo Eurostat (2019) – sono diffusissimi femminicidi, le molestie e le violenze contro le donne, e che il 29,5% delle persone disabili si trova a rischio povertà o esclusione sociale, quest’affossamento è un un enorme danno. Non uno, ma mille passi indietro in materia di civiltà.

Non basta la vittoria dei Maneskin all’Eurovision, né i prodigi sportivi visti nel corso di quest’anno. Non basta l’opinione del popolo, le vittorie del centrosinistra nei vari comuni. Non basta nemmeno la lettera di dimissioni di Elio Vito, deputato nonché responsabile del Dipartimento Difesa e sicurezza di Forza Italia, nonostante sia stato un gesto estremamente coerente nei confronti delle sue posizioni in merito al DDL Zan.

Non basta niente di tutto ciò a rendere l’Italia meritevole di lodi. 
Ciò che a questo punto è chiaro come il sole, è la linea sottile tra patriottismo e nazionalismo. Da una parte c’è il sano orgoglio della propria patria, il legame col proprio Paese e la consapevolezza che, ovunque si andrà a finire nel corso della vita, si penserà sempre all’Italia come la propria casa. Dall’altra c’è la morbosità della tradizione, l’affossamento di tutto ciò che può essere innovativo, il sovranismo, il desiderio di controllare tutto e la paura di non riuscirci.

L’Italia ha scritto un’altra pagina della sua storia, una pagina triste e nera che prima o poi riusciremo a voltare. Non la strapperemo, però, per non dimenticare da dove arriviamo, da che tempi abbiamo superato. Non la strapperemo, per poter raccontare ai nostri figli, ai nipoti, che c’eravamo mentre accadeva tutto questo e abbiamo combattuto non contro l’odio, ma per l’amore. E per la civiltà.


Giulia Anzani Ciliberti